Giulio Mottinelli “Equinozio di primavera”
Il ricordo del tempo perduto scatena a volte una tale onda di nostalgia che,
rinnovandone il significato, installa un ponte tra due mondi che poi
s’intersecano nella conseguente rievocazione malinconica del passato.
E se il rimando è improvviso, ecco che dettagli di quei brevi attimi sono
sufficienti per coglierne un’immagine e ingigantirla.
Giulio Mottinelli, nella recente e ampia antologica al Museo Diocesano di
Brescia, sembra partire proprio da questa idea da cui trae ispirazione
dipingendo una natura dettagliatissima, eppure straniata. Ed è così che
l’artista, nella sintesi fra elementi apparentemente opposti, consegue un
realismo che va oltre i suoi limiti con boschi, siepi, alberi da frutta, la luna,
l’alternarsi delle stagioni, la prima neve con un albero ormai privo di foglie,
ma ancora carico dei suoi frutti turgidi di color arancione dei dolci cachi. E
ancora frutta d’autunno come la cascata di castagne che contorna una mela
o zucche tagliate in esterno notte sullo sfondo di montagne stagliate, piccoli
melograni in racconto d’autunno o teorie di fagioli fantastici che sono là con
nitida meraviglia a formarne il loro trionfo.
Le immagini brillanti di volando verso sud, di luce della luna o di simmetria
delle prime luci nel bosco o di equinozio d’autunno ci presentano un mondo
che appare immobile, con ombre simmetriche che rendono l’atmosfera priva
di inquietudini, quasi elegiaca dall’ ispirazione surreale come per la sorgente
del bosco oscuro, e per il borgo in miniatura sotto l’albero della notte di San
Lorenzo.
Giulio Mottinelli, nato nel 1943 a Garda di Valcamonica, vi ha anche trascorso
l’infanzia e l’ adolescenza inglobando nella mente i colori e le immagini tipiche
del bosco che non ha più dimenticato e che riemergono coinvolgenti e
suadenti nelle sue luminose opere. Autodidatta, egli ha iniziato già negli anni
Sessanta a dipingere e nel ’65 ha esposto anche in mostre personali prima
nel bresciano e nel 1968 a Verona e a Milano. Si è poi aperto a più ampi
orizzonti esponendo nel 1971 a Parigi, nella rassegna “Peinture italinne a
Paris” e nel 1976 alla “Kunstlerhaus” di Vienna oltre che in altre città europee
come Bruxelles, Strasburgo, Amburgo, Rotterdam e Ginevra, a New York e
Tokio.
Decisivo per un cambiamento della sua pittura è stato, nel 1977, il suo
viaggio in Venezuela, per l’attrattiva della natura rigogliosa, in forte contrasto
con quella dell’infanzia, da cui derivò il ciclo della “Natura Tropicale”,
1977- 1980, dai colori intensi e dalle forme lussureggianti.
Ha anche esposto in una personale al “Centro de Arte Euroamericano” di
Caracas. Varie, infine, sono le partecipazioni a esposizioni collettive.
Le opere di Mottinelli, con una tecnica raffinata, raccontano anche di questa
esperienza l’esuberante natura fissandone sulla tela dettagli di bellezza
incantata in una sorta di partecipazione contemplativa che si collega,
comunque, con un filo rosso ideale all’essenza naturale che caratterizza la sua poetica.
Manca la presenza umana
nelle tele di Mottinelli, ma una delicata presenza è costituita senz’altro
da una coppia di piccoli uccelli neri sulla mensola tra i cachi che
nella luce del tempo guardano la luna, o la luna stessa che cova
nel nido di luna giovane. Ed è un motivo ricorrente quello del nido fuori dai
canoni correnti nei quali covano non soltanto uova di uccelli, come in volando
verso il nord, ma anche elementi naturali come una mela o germogli. E tale
soggetto trova il suo trionfo nell’ allusione creativa del nido con le uova
metaforicamente fecondate da un inequivocabile fallo di luce che scaturisce
da due falci di luna in miracolo nel bosco. Alla pittura, infine, si ispira storia di
luce e di ombra in cui è presente simbolicamente la classica tavolozza
appoggiata sotto le fronde di grande albero, tra altri tre piccoli arbusti, uno dei
quali sta sotto le montagne e sono tra loro comunicanti tramite un esile filo,
forse quello della memoria. Si sa che l’albero è l’emblema unificante tra
l’intimità della terra e l’ immensità dello spazio e che segna inoltre
il trascorrere del tempo.
Ed è così che di meraviglia in meraviglia i lavori di Mottinelli segnano un
itinerario persuasivo nel bosco che, alla fine, ci appare quasi incantato nel
recupero delicato di una realtà trasformata dalla fantasia.
Ora al Museo Diocesano di Brescia è possibile vedere un’ ampia antologica
di Giulio Mottinelli.
Anna Maria Di Paolo © RIPRODUZIONE RISERVATA
“Equinozio di primavera”, Museo Diocesano, via Gasparo da Salò, Brescia;
tutti i giorni 10-12 e 15-18, merc. chiuso, fino al 12 marzo 2012
museo@diocesi.brescia.it http://www.diocesi.brescia.it/museodiocesano